Ultramaratona, Ciaramella: “Raggiungere un sogno non è impossibile”

Per “Sportivamente” abbiamo avuto il piacere di intervistare la campobassana Antonella Ciaramella, giovane ultramaratoneta che ha vissuto un sorprendente e soprattutto vincente 2022.
Dalle risposte rilasciate dall’atleta molisana, grande protagonista nonché ospite graditissima e molto apprezzata anche in terra di Capitanata, emergono in primis la sua sconfinata passione e l’amore, nato casualmente, per una disciplina sportiva tra le più faticose in assoluto.
Antonella, podista dalle grandi potenzialità, pur rimanendo coi piedi ben piantati per terra, dimostra nel contempo di essere consapevole dei propri mezzi. Ne fuoriesce, quindi, un profilo di campionessa molto determinata, ma allo stesso tempo umile e semplice.
I suoi margini di miglioramento sono sicuramente ampi, considerando che rimane tuttora una runner genuina ed in grado di gestirsi autonomamente.

Antonella quando e come ti sei resa conto di essere portata per affrontare le ultramaratone, ossia quelle gare dove, è bene ricordare ai lettori, bisogna percorrere distanze “siderali” che vanno ben oltre a quella prevista da una già faticosa ed ostica maratona?”

“Ad ottobre 2019 partecipai “per caso” ad una 6 ore in pista nella mia città, Campobasso, dove vinsi con più di 62km. Dico “per caso” perché fu esattamente così, non conoscevo l’esistenza dell’ultramaratona e non avevo mai corso più della distanza della mezza maratona (che tra l’altro avevo corso solo una volta prima di allora). Qualche giorno prima che si disputasse la predetta “6 ore in pista di Campobasso”, un runner della mia città (iscritto a quella stessa gara) mi disse che, a suo parere, non sarei mai stata in grado di correre una competizione così lunga e nemmeno una maratona, in quanto ero solo una principiante. A quel punto qualcosa scattò in me e sfruttai in positivo la frustrazione e l’amarezza di quella critica gratuita in qualcosa di positivo. Tre giorni prima della gara mi iscrissi e incredibilmente la vinsi senza fare minima fatica, senza mai camminare e bevendo solo qualche bicchiere di acqua durante l’intera prova.
Incredula, capii che quella era la mia strada”.

Qual è stata la competizione o il momento in cui hai intuito di poter anche primeggiare in questa dimensione?”

“Come raccontavo prima, l’ho intuito durante e dopo la mia prima ultramaratona e questo proprio perché non ero né pronta, né tantomeno preparata. Prima di allora, anzi, se qualcuno mi avesse parlato dell’esistenza di gare dalla distanza così lunga, avrei considerato una follia parteciparvi e non solo perché convinta che non fossero alla mia portata, ma proprio perché credevo fermamente che per arrivare a correre ultramaratone occorresse un avvicinamento in termini di km (come ad esempio correre prima una maratona).
Per questo consiglio a tutti coloro che sono affascinati dal mondo dell’ultramaratona di provarci, al di là della propria preparazione. In gara, infatti, può ribaltarsi ogni convinzione ed aspettativa. Raggiungere un sogno non è impossibile!”

Quest’anno hai colto due importantissimi successi in terra pugliese. L’estate scorsa, infatti, ti sei portata a casa la vittoria nella faticosa “50 km del Gargano” e, solamente una decina di giorni fa, hai alzato le braccia da prima assoluta alla “8 ore di Barletta”, togliendoti la soddisfazione, molto rara per il gentil sesso, di battere anche tutti gli uomini. Te le aspettavi queste affermazioni o ti hanno stupita?”

“Entrambe le gare le ho davvero a cuore. La Puglia mi regala sempre sorprese sotto questo punto di vista e non solo per l’esito delle gare stesse, ma soprattutto per l’accoglienza e per la bellezza del territorio.
Alla “8 ore di Barletta” mai avrei pensato di arrivare prima di un uomo, soprattutto prima di un atleta del calibro di Vito Intini. E’ stato un traguardo importante per me che mi ha resa fiera e un po’ più sicura delle mie capacità che, spesso ed in linea generale, tendo a sminuire, nonostante in questo 2022 abbia ottenuto podi importanti e buoni risultati. Ad ogni podio cerco di ricredermi e mi stupisco.
Devo ammettere che quando nel corso della “8 ore” ho saputo di essere in testa, davanti anche a tutti quanti gli uomini, ho deciso di difendere il primo posto assoluto fino alla fine e l’idea mi divertiva tantissimo, tant’è che quando la gara è finita mi è quasi dispiaciuto… avrei continuato ad oltranza… più correvo e più stavo bene. E’ stata un’esperienza davvero positiva, una delle competizioni più belle del 2022.
Anche alla “50km del Gargano” ho sfiorato il podio maschile. Sono arrivata 4^ assoluta dopo i primi 3 uomini (oltre che 1^ donna al traguardo). Purtroppo in questa gara ho commesso l’errore di non portare con me alcun gel, sbaglio che ho pagato negli ultimi 10 chilometri, quando, per il caldo intenso, ne ho sentito veramente bisogno.
Ogni gara insegna qualcosa, nel bene e nel male”.

Proprio questi due primi posti hanno acceso i riflettori nei tuoi confronti a livello nazionale, ponendoti tra le migliori interpreti dello Stivale, tanto che sembrerebbe tu sia in odore di convocazione per la maglia azzurra. Stai vivendo praticamente un momento d’oro ed è solo l’inizio, considerando la tua giovane età. Cosa puoi raccontarci al riguardo?”

“La maglia azzurra credo sia il sogno di ogni atleta e soprattutto di ogni atleta che dà tutto, nel suo piccolo, nel proprio sport. Per arrivare alla maglia azzurra c’è ancora della strada da percorrere, ma io non ho fretta, nonostante ad ogni gara in cui partecipo il mio obiettivo è quello di migliorare in maniera sostanziale. In ogni caso, spero di poter realizzare questo sogno in un futuro”.

Oltre che a te stessa, a chi hai dedicato questi successi?”

“Da quando ho iniziato a correre, più di dieci anni fa, sono sempre stata ostinata. Non è stata una passione sempre compresa per questo sport ed è per questo motivo che mi sento di dedicarli solamente a me stessa”.

Tra le tue esperienze non manca ovviamente la partecipazione al “Passatore”, considerata la 100 km più famosa al mondo. Che sensazioni ti ha lasciato questa gara?”

“Il “Passatore” l’ho affrontato per la prima volta proprio quest’anno. E’ stata un’esperienza condotta senza alcuna particolare strategia. Mi sono semplicemente goduta il viaggio della cosiddetta “100km più bella del mondo”, nella maniera più libera possibile, anche dopo aver ascoltato i consigli di chi aveva corso questa gara prima di me. Il primo “Passatore” deve esser così. E’ una gara unica, dal contesto al percorso, la più bella per davvero e solo chi l’ha corsa può capire perché è una 100km diversa da tutte le altre.”.

Per partecipare ed eccellere in una ultramaratona necessitano soprattutto estenuanti sedute di allenamento, ovviamente. Vivendo a Campobasso, nota anche come la città del “Su e giù”, in quanto priva di tratti pianeggianti, come fai a conciliare la ”fame” di chilometri con le avversità e le conseguenze che comporta l’eccessiva e continua altimetria?”

“Lo dico sempre…Campobasso non è una città per runner. Se lo vuoi diventare, oltre che amare la corsa, occorre essere davvero testardi, altrimenti gettare la spugna è davvero troppo facile.
La mia città non presenta alcun tratto in pianura lungo almeno un chilometro; il saliscendi è continuo ed estenuante e quindi diventa impossibile svolgere alcuni tipi di allenamento, come quello in progressione ad esempio.
La situazione poi peggiora nelle zone di campagna, dove, oltre alle salite ben più ripide rispetto a quelle presenti in città e dintorni, capita spesso di dover fronteggiare anche gli animali selvatici, che la fanno da padroni.
Lavorare sulla velocità, quindi, ha le sue evidenti difficoltà.
In gare come la “50km del Gran Sasso” (gara nota per la sua difficoltà tecnica), ma anche la “50km del Gargano”, le salite hanno svolto un momento fondamentale per guadagnare posizione anche tra gli uomini.
Durante una gara, pertanto, le salite sono diventate il mio vero e proprio punto di forza, sia a livello muscolare che mentale. A livello fisico in quanto dopo una salita avverto un netto recupero e guadagno di energie; a livello psichico perché ormai ci sono abituata e non mi spaventano. Paradossalmente, mi preoccupa maggiormente gareggiare in pianura, il che mi crea addirittura qualche ansia, molto spesso immotivata”.

Oltre agli allenamenti assidui, ad un’alimentazione/integrazione adeguate ed al riposo, bisogna essere muniti soprattutto di una forza di volontà e di una resilienza fuori dal comune per percorrere queste enormi distanze, Come gestisci questi ultimi aspetti? Ti fai seguire anche da un mental coach?”

“Non sono seguita da un mental coach e nemmeno da un nutrizionista. Per quanto riguarda l’alimentazione e l’integrazione so gestirle perfettamente in base alle mie esigenze, anche sulla base di conoscenze apprese durante gli anni, documentandomi ed informandomi.
In particolare, per l’integrazione in gara non ne ho mai avuta estrema necessità ed esigenza, se non per reintegrare zuccheri. Durante la “8 ore di Barletta”, ad esempio, ho assunto solo un gel e mezzo e per il resto solo liquidi, acqua e Coca Cola. Nelle ultramaratone, tuttavia, ho notato un consumo eccessivo (e a volte quasi ossessivo) di integratori, in pillole o solubili, o di gel da parte degli atleti. Fortunatamente posso gestire bene una competizione ultra anche con soli liquidi”.

Ti ispiri o ti sei mai ispirata a qualcuno in particolare?”

“Mi ispiro a tutti coloro che con impegno e dedizione si dedicano allo sport. Non solo ai grandi atleti, ma anche a coloro che ci mettono il cuore in ogni sfida, pur sapendo di non poter arrivare mai per primi”.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi ed in particolare cosa stai preparando per l’imminente prossima stagione?”

“Il mio obiettivo principale è sicuramente quello di ottenere il P.B. sui 100km e di continuare a dedicarmi a tutte le distanze ultra, cercando di migliorarmi sempre”.

Ha già realizzato delle performance importanti, ma, convocazione in nazionale a parte, che sogni hai nel cassetto?”

“I miei sogni nel cassetto sono tutti legati alla corsa. Sicuramente il mio sogno più grande sarebbe correre una ultramaratona nel deserto. E’ l’esperienza che più mi affascina e sono sicura che tra non molto la realizzerò”.

Cosa puoi suggerire a coloro che hanno velleità di intraprendere il difficoltoso ma allo stesso tempo appagante percorso per diventare ultra maratoneta?”

“Il mio percorso verso l’ultramaratona , come ho raccontato, è sicuramente molto particolare. Non è stato consapevolmente “voluto” e senza conoscere questo mondo è diventato improvvisamente la mia passione. Un consiglio è sicuramente quello di azzardare e provare, senza concentrarsi troppo sulle difficoltà, rimanendone ingabbiati psicologicamente.
I chilometri non devono essere considerati numeri o limiti, perché l’ultramaratona è un viaggio e correre un lungo viaggio deve essere un piacere”.

Pierfrancesco Gallifuoco

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