Guardiola? Bravo, ma non bravissimo

La settimana scorsa gli appassionati di calcio hanno assistito ad una severa lezione impartita in Champions League dal Manchester City, allenato da Pep Guardiola, al blasonato Real Madrid,campione d’Europa in carica. Quattro a zero il punteggio e qualificazione alla finalissima di Istanbul del 10 giugno prossimo, dove incontrerà l’Inter, conquistata in maniera nettissima.

I Citizens hanno praticato per tutto l’arco dell’incontro un pressing asfissiante ed una pressione in grado di mandare molto spesso in tilt gli spagnoli di Carlo Ancelotti, completamente annichiliti dalle trame di gioco e dalla rapidità dei padroni di casa. Per larghi tratti è andato in scena un vero e proprio assedio e soltanto per merito di Courtois, dimostratosi essere probabilmente l’estremo difensore più forte del pianeta, il passivo non è stato più ampio.

Da evidenziare che l’intensità di gioco degli inglesi non è mai venuta meno ed è proseguita anche nella seconda frazione, dove era atteso un fisiologico calo. Innumerevoli e meritati gli elogi indirizzati naturalmente al tecnico catalano, abile nel consentire al suo City di raggiungere dopo soli due anni la seconda finale della sua storia. Tutto molto bello, ma è necessario esporre alcune considerazioni al riguardo.

Durante il settennio di permanenza del mister spagnolo a Machester, i facoltosi emiri proprietari del club, presieduto dal vice presidente degli Emirati Arabi Mansur, hanno sborsato una cifra monstre superiore al miliardo di euro con il preciso scopo di allestire una squadra capace di donare ai propri tifosi la più ambita delle coppe, ossia quella “dalle grandi orecchie”.

Pep, anche in passato, ha sempre potuto contare sull’immensa generosità dei propri presidenti e conseguentemente su degli organici di prim’ordine. Ciò è accaduto anche nel corso dell’esperienza bavarese, quando ereditò una compagine fresca campione continentale. Neuer,Ribery, Robben, Lahm, Schwinsteiger, Kroos, Mario Gomez, Thomas Muller, Mandzukic, Jerome Boateng, Alaba, giusto per citarne qualcuno, i giocatori a sua disposizione da subito, ai quali nel triennio si aggiunsero Lewandowski, Xabi Alonso, Douglas Costa e Vidal.

Nel periodo in questione, tuttavia, i bavaresi non riuscirono a ripetersi a livello europeo, nonostante l’ossatura della squadra fosse quella della Germania campione del mondo 2014, celebre per il 7-1 rifilato in semifinale al Brasile, paese ospitante. A fine 2016, pertanto, il rapporto con il tecnico catalano venne interrotto.

Ancora prima, nell’edizione 2008-2009 ed in quella 2010-2011, il Barcellona di Guardiola, quello del noto tiki taka, era riuscito a sollevare per ben due volte la coppa, ma anche in questo caso parliamo di una squadra fenomenale, con un Messi al massimo del suo splendore. Iniesta, Xavi, Busquets, Dani Alves, Piquè, Puyol, Eto’o, Thierry Henry furono i maggiori interpreti del primo successo di un dream team potenziato qualche tempo più tardi dagli innesti di Mascherano, Pedro e David Villa. Come avvenuto per i tedeschi del Bayern, gli spagnoli del club azulgrana contribuirono inoltre in maniera determinante alla conquista dei mondiali sudafricani.

Le indubbie capacità dell’allenatore del City non sono in discussione, a cominciare dalla per nulla semplice gestione delle molto spesso capricciose e bizzarre prime donne del football. Alla luce di quanto argomentato, nondimeno, i meriti per quello che è riuscito a realizzare nella propria carriera vanno quanto meno condivisi con le rose stellari ed i validi staff messi a disposizione dalle squadre in cui ha militato.

I complimenti e le lodi in conclusione ci stanno tutti, ma da qui alla puntuale esaltazione, spesso la più ampia ed estrema possibile, da parte degli organi di stampa, media, addetti ai lavori e tifosi ce ne passa.

I Citizens tra l’altro, seppur favoritissimi, non sono divenuti ancora detentori dell’edizione 2022-2023 della Champions e forse farebbero bene a non sottovalutare le incognite che una finale può riservare.

Snobbare i nerazzurri sarebbe un errore madornale ed un tecnico della levatura di Guardiola dovrebbe saperlo molto bene.

Foto: Google Immagini

Pierfrancesco Gallifuoco

può riservare. Snobbare i nerazzurri sarebbe un errore madornale ed un tecnico della levatura

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